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Capello: "Gli allenatori tedeschi hanno portato qualcosa di nuovo, in Italia tante correnti e idee, ma siamo ancorati al guardiolismo di quindici anni fa"

di Niccolò Anfosso

Fabio Capello, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato del lavoro degli allenatori italiani, partendo dalla nostra scuola, che è quella che ha vinto più Champions delle altre: "Tatticamente siamo sempre stati molto bravi. Capiamo il rivale e prepariamo la partita meglio degli altri, anche se non abbiamo la squadra più forte".

Sulla scuola tedesca: "Sicuramente i tedeschi hanno portato qualcosa di nuovo. Soprattutto Klopp e Tuchel: hanno evoluto il pressing alto che Guardiola faceva con il Barça. Con la differenza che loro poi vanno subito in verticale".

La scuola italiana non ha un'identità comune: "Proprio così. Ci sono tante correnti e idee. Qualcuno pensa che il bel gioco sia passarsi la palla venticinque volte, con il portiere che la tocca più del centravanti: invece l’effetto è far addormentare al gente. Siamo forse rimasti in mezzo al guado, ancorati al guardiolismo di quindici anni fa. Ma ci sono giovani che per fortuna si ispirano alla scuola tedesca".


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