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Bergomi e il lavoro da opinionista: "Sono distaccato, ma il senso di appartenenza è forte"

di Alessandra Stefanelli

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'opinionista Giuseppe Bergomi parla così del lavoro intrapreso dopo la fine del percorso da calciatore: "Quando l'ho capito? Da quando mi hanno dato il primo borsone nelle giovanili con dentro una maglia di lana con righe grandi, nere e azzurre, che ricordavano la grande Inter: <strong>fu una folgorazione</strong>", ha riconosciuto. Poi ha aggiunto: "Ancora adesso, quando qualcuno davanti a me insinua qualcosa, io rispondo così: “Ricordatevi chi sono io, io sono l’Inter”. Più vado su con l’età, e più questo sentimento di appartenenza è forte", spiega, anche se come commentatore spiega di restare "professionale e distaccato".

E ancora: "Quando ho smesso stavo ancora molto bene, <strong>ma allora mi fecero capire che dovevo andarmene.</strong>.. È vero che ho iniziato a lavorare subito in tv, ma non mi è stata data la possibilità di iniziare ad allenare nel settore giovanile del club del mio cuore, come è stato concesso a tanti", ha aggiunto.


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