Zavaglia: "Moggi era diventato il mostro, ma le vicissitudini successive hanno dimostrato il contrario. Eliminato perchè era competente e dava fastidio"

21.04.2015 10:00 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Zavaglia: "Moggi era diventato il mostro, ma le vicissitudini successive hanno dimostrato il contrario. Eliminato perchè era competente e dava fastidio"
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© foto di Alessio Alaimo

Sull’edizione digitale gratuita della Gazzetta Regionale di oggi (scaricabile sul sito gazzettaregionale.it oppure all’indirizzo gazzettaregionale.it/notizie/scarica-la-nuova-edizione-zavaglia), Franco Zavaglia si racconta in un’intervista esclusiva a tutto tondo: dalle origini fino al periodo d’oro con la Gea, passando per il rapporto con il capitano giallorosso e la scoperta di Felipe Anderson. Riportiamo qui di seguito uno stralcio del servizio pubblicato oggi.

Quale è stato il suo ruolo nella Gea?

“Avevo le stesse mansioni che avevo nella Football. Eravamo amministratori assieme a De Mita, Calleri e Chiara Geronzi”.

 

All'improvviso però vi siete trovati in un vero e proprio ciclone mediatico

“Sembrava che fossimo il male del calcio. Poi però, dopo aver subito tanti processi, si è dimostrato il contrario. Il male del calcio quindi non era la Gea ma erano, e sono, alcuni dirigenti del calcio italiano”.

 

Abbiamo parlato di Luciano Moggi, uno che a un certo punto era visto come il male del calcio italiano

“Era diventato il mostro, il diavolo del calcio italiano ma poi tutte le vicissitudini successive hanno dimostrato il contrario”. 

 

Chi è allora Luciano Moggi?

“Era uno che dava fastidio per la sua competenza, per la sua capacità, per il fatto di essere sempre il primo a capire quello che succedeva nel calcio. In Italia purtroppo queste persone devono essere eliminate, si va avanti con mezzi, mezzucci e tante altre cose. Basta guardare quello che sta succedendo oggi nei vari campionati italiani”.

 

Senza ombra di dubbio uno dei suoi giocatori più importanti è stato Francesco Totti

“Be' sicuramente. L'ho seguito in carriera fino ai 25-26 anni, finché non mi è stato estorto, dopodiché ha fatto la sua carriera”.

 

Lei però è stato quello che l'ha scoperto

“Aveva tredici anni quando lo vidi per la prima volta, già da piccolo era un fenomeno. Però sai, anche lui ha avuto le sue difficoltà”.

 

Dalla Roma alla Lazio, passiamo ad un altro grande giocatore che lei conosce bene: Felipe Anderson

“Be', il danno di portare Felipe Anderson in Italia l'ho fatto io (ride, ndr). Ma è anche giusto perché se ho fatto il danno di portare Francesco Totti alla Roma, magari togliendolo alla Lazio, dovevo pur rimediare in qualche maniera”

 

Mi sta dicendo che Totti stava andando alla Lazio?

“Hai capito bene. La Lodigiani l'aveva già dato alla Lazio. Era stato praticamente già firmato tutto, solo che Totti tutto voleva tranne che andare alla Lazio. A quel punto ci siamo messi al lavoro e così, io e altri abbiamo contribuito affinché Totti andasse alla Roma”.

 

Tornando a Felipe Anderson, ci racconti come l'ha scoperto

“Tutti gli anni, ad Aprile parto per il Brasile. Si gioca il campionato Paulista e Carioca a cui partecipano le squadre di Serie A, B e C. Le società più importanti danno più spazio ai giovani perché giocano tutte le settimane avendo anche la Coppa Libertadores. Ricordo che tornai dal Brasile con qualche nome sulla mia agenda e così segnalai Felipe Anderson nei primi sei mesi del 2011, anche se l'avevo già visto nell'Aprile del 2010 durante una partita del campionato Sub 20, quando era un emerito sconosciuto”.

 

La Lazio era l'unica sul giocatore?

“L'ho proposto a diverse società ma l'unica persona che mi ha dato fiducia è stato Igli Tare”.