Papà Gabbiadini: "Manolo sta toccando il cielo, speriamo non si monti la testa. In casa gli abbiamo detto..."

08.09.2013 18:15 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Papà Gabbiadini: "Manolo sta toccando il cielo, speriamo non si monti la testa. In casa gli abbiamo detto..."
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Dalle pagine de "Il Secoo XIX" arrivano le dichiarazioni di Giuseppe Gabbiadini, padre di Manolo e di Melania, entrambi stelle del calcio e Nazionali azzurri, e di Tatyana, sprinter mancata. Quest'ultima "correva forte, poi ha avuto un problema col ginocchio e ha smesso – racconta papà Gabbiadini, camionista in pensione e bergamasco doc - però mi ha regalato due nipotini, un maschio e una femmina, che sono già entrambi attaccanti. La stagione dei Gabbiadini calciatori non è finita. Quei tre nomi mica li ho scelti io, è mia moglie Gabriella che era fissata con i nomi moderni - racconta - a me andavano benissimo nomi normali, mai avuto grilli io....".
Il signor Giuseppe è stato portiere, ha girato tante squadrette lombarde con discreto successo. "Giocavo in quella che allora si chiamava Prima categoria, mi mancava solo qualche centimetro in più. Soprattutto mi mancava il tempo: eravamo 12 fratelli, io ero il quarto, serviva il pane, erano tempi duri, non potevo distrarmi troppo con il calcio".
Gente che bada al sodo, i Gabbiadini di Bolgare, 5 mila anime alle porte di Bergamo. Il sindaco è un amico: Luca Serughetti, della Lega, famoso perché a Manolo aveva chiesto un favore due anni fa: "Al primo gol in A urla Bolgare in tv». Non l’ha fatto. È un tipo schivo, il bomber. Piedi incollati a terra, molti più gol che parole. "In casa nostra gli abbiamo insegnato a non montarsi la testa – prosegue papà – lui ora raccoglie le soddisfazioni ma se l’è meritate, dovete credermi. A sedici anni è andato subito a lavorare perché sapeva che vivere di calcio era solo un sogno. La sua vera forza è stata la volontà, la determinazione. Valori che ha imparato in casa. Infatti io alle grosse spese, alle esagerazioni, sono un po’ contrario...". 
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uando Manolo di recente ha cambiato auto, passando dalla Golf ad una fiammante Porsche Cayenne, in casa è stato quasi un colpo. "Io capisco, figuriamoci, se la merita tutta – fa il papà – però non vorrei che si montasse la testa, andava bene pure la Golf di prima".
Il punto è che i motori sono la passione del bomber da sempre, forse più del calcio - si legge sulla testata ligure -. Nell’officina degli zii a Bagnatica, Manolo era voluto andare a lavorare a ogni costo e si è presentato puntuale con la tuta pure il lunedì dopo l’esordio in panchina contro la Juve (17 maggio 2009), quando era nell’Atalanta. "Abbiamo capito prima noi di lui che sarebbe diventato un campione"  ricorda l’amico e collega del reparto gomme, Manuel Fracasetti. "Anche la delusione più grossa di quegli anni è legata ai motori - riprende papà Giuseppe -quando gli hanno rubato il motorino, è stato uno choc: c’aveva messo di tutto sopra, era il suo orgoglio e da un giorno all’altro gliel’hanno portato via. Povero Manolo".

Si parla poi della nuova esperienza genovese: "Siamo venuti allo stadio due volte, in Coppa Italia e in campionato, e verremo per il derby - prosegue Giuseppe - mi ha impressionato l’affetto della gente per lui, l’hanno accolto benissimo, mi viene quasi da dire fin troppo bene. Che soddisfazione poi il Ferraris: era lo stadio che più gli piaceva da bambino. Non tifava per nessuna squadra italiana, gli piaceva soprattutto il Manchester United, ma gli stadi gli sono sempre piaciuti e il Ferraris era il preferito. A volte la vita fa strani scherzi".

Infine la Nazionale: "Che emozioni - conclude Gabbiadini senior - Manolo è uno che parla poco ma vi assicuro che tra Samp e Italia sta toccando il cielo. Noi in casa gli abbiamo detto di essere orgoglioso di far parte del gruppo azzurro e di impegnarsi ogni giorno per meritare un’occasione. Ha già fatto tanto ma deve continuare come sinora, con la stessa tenacia".