Arturi su Conte a Gazzetta: "Antonio Conte divide molto più di quanto unisca"

22.08.2014 19:00 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Arturi su Conte a Gazzetta: "Antonio Conte divide molto più di quanto unisca"
TuttoJuve.com
© foto di Insidefoto/Image Sport

Franco Arturi nella rubrica Porto Franco parla di Conte: "Antonio Conte divide molto più di quanto unisca. Non amato dagli avver­ sari della Juve negli ultimi tre anni per una somma di atteggia­ menti letti come eccessivi, il ct è ora sommerso dalla delusione proprio degli juventini che si sentono abbandonati e traditi. Non mi preoccuperei molto del­ l’impopolarità in sè: è un «patri­monio» comune di ogni allenato­ re della nazionale. Correnti for­ ti, talora fortissime, di antipatia hanno accompagnato le espe­ rienze di monumenti come Sac­ chi, Lippi, Bearzot. L’ultimo Prandelli aveva la sua quota di detrattori. Abbiamo bisogno di essere contro, soprattutto nel campo dello sport. Conte stes­ so ama inventarsi dei nemici, stile Mourinho, a propria conve­ nienza. Su questo versante, tut­ ti vivranno felici e combattenti. L’argomento ingaggio gronda a mio avviso di demagogia e spesso di ignoranza spicciola. Nessuno si sofferma sul fatto che la Figc è un’associazione di diritto privato, che introita oltre 160 milioni all’anno dalle fonti più diverse (diritti tv, botteghi­ no, sponsor); può dunque spen­ derne una piccola parte per la sua attività di vertice. E’ vero che la stessa federcalcio gode di contributi Coni (quindi pubbli­ ci), ma è evidente che questi vanno per l’attività del 90% dei suoi affiliati dilettanti e amatori. Nessuno considera che quasi la
metà di quest’ingaggio andrà al­ lo Stato come Irpef e servirà in frazione per pensioni, scuole, ospedali.

Lo stesso accade per i 900 milioni annui di imposte va­ rie che il calcio professionistico versa all’erario per gli ingaggi dei propri dipendenti. Nessuno si scandalizza con la stessa vi­ vacità per i cachet di star dello spettacolo e di altri mondi pro­ fessionali, quelli sì spesso pa­ gati completamente con denaro pubblico.
La società a libero mercato è in­ giusta? Succede spesso, ed è inutile negarlo. Ma non è colpa di Conte se lo Stato paga una mi­ seria ricercatori universitari e insegnanti e il suo bilancio è pie­ no di falle, spesso di origine do­ losa. Del resto non mi risulta che molti di questi indignados, rien­ trando nei panni di tifosi di club, abbiano tanto da eccepire sugli ingaggi delle proprie stelle e stelline locali.
C’è un altro argomento, al con­trario, su cui Conte e la federa­ zione sono indifendibili: l’addio al codice etico. La sincerità del nuovo ct è stata disarmante: il termine gli è sembrato «troppo legato agli avvocati», spiegando ancora: «Se punizione ci sarà, sarà in base alle mie idee». Que­ sto è un vero obbrobrio giuridi­ co: anche il Divo Augusto e Sta­ lin fingevano di appoggiarsi a uno straccio di legge per impor­re la propria volontà. Tutte le grandi aziende hanno un codice etico di comportamento, un in­ sieme di norme di riferimento che non possono risalire alla moralità di una singola persona. Figuriamoci se non deve averlo una federazione che basa la propria attività sullo sport, cioè sul fair play. Fa specie perfino doverlo sottolineare, ma non stupisce che questo assurdo sia passato quasi inosservato: la prima mossa della Figc era stata, poche ore prima, l’annac­ quamento delle punizioni per i cori di discriminazione territo­ riale. Come quelle autorità locali che «lottano» contro lo smog semplicemente alzando i livelli di pericolosità delle sostanze inquinanti: eppure la questione morale dovrebbe essere in te­ sta ad ogni altra. Soprattutto in questa disastrata federazione".