L'IMBOSCATA - Nessuna fiducia in proprietà, dirigenza, Allegri e molti giocatori. Caro Elkann, la storia (di Agnelli) non si cancella. E se il Tar desse ragione ad Andrea? Sto indagando su Chinè. Virus Gravina, calcio italiano nel baratro

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
30.06.2023 00:35 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Nessuna fiducia in proprietà, dirigenza, Allegri e molti giocatori. Caro Elkann, la storia (di Agnelli) non si cancella. E se il Tar desse ragione ad Andrea? Sto indagando su Chinè. Virus Gravina, calcio italiano nel baratro
© foto di Andrea Bosco

Mi riesce difficile parlare della Juventus. Lo confesso: mi sto disamorando. Forse irreparabilmente. E se non ci sarà più neppure una scintilla nel mio cuore, un minimo di trasporto verso il club che amo da quando avevo 7 anni, allora getterò la spugna. E mi dedicherò ad altro: forse alle parole crociate. Che è sempre un bel modo, arrivati ad una certa età,  per tenere attiva  la testa. Qualcuno potrebbe dire: sempre troppo tardi. E lo capirei. Comprendo che un uomo diventato pessimista come lo sono ormai io, possa venire, alla lunga, a noia. Ma non posso cambiare la mia natura. Non credo in questa proprietà. Non credo in questa dirigenza.  Non credo in molti dei giocatori in rosa. E non credo che Max Allegri (pur con tutti i suoi meriti pregressi) possa essere l'allenatore giusto per ricominciare .

Vorrei più chiarezza. Non si può restare eternamente in bilico. Giuntoli arriva? Forse. Ma De Prepotentiis vorrebbe ammollare alla Juve (in sopra-mercato) anche un suo esubero.  Si è patteggiato? Si pretenda di sapere subito (non quando lo deciderà Ceferin) se la Juventus sarà o meno sanzionata in Europa. Se avrà o meno una multa. Sia  la Juventus  a dimostrare di non essere una tigre di carta: non vuole più aderire alla Superlega? Abiuri, srotoli la lingua per tutta la sua lunghezza  e chiuda la cosa. Troppo facile aspettare il verdetto del tribunale di Madrid. Sotto questo profilo, persino un uomo  disgustoso come Ceferin, si fa preferire. Almeno la sua sete di vendetta è chiara. E non l'ha mai nascosta. 

La Juventus (nel senso della proprietà) non ha detto finora una sola parola sulla decisione di Andrea Agnelli di ricorrere privatamente al Tar. La Storia non si cancella. Agnelli è stato il presidente della Juventus. Ha vinto nove scudetti di fila e numerose coppe nazionali. Per due volte  ha portato la Juve in finale di Champion's. Ha cambiato il logo (purtroppo anche le maglie), ha incrementato il Museum, il merchandise e il marketing. Ha dato alla Juventus una dimensione mondiale. Ha investito sul calcio femminile e sulla seconda squadra. Non si può ridurre la sua presidenza al “passo più lungo della gamba“ (Cristiano  Ronaldo) e alle vicende  sulle plusvalenze.

  Se Agnelli ha sbagliato è giusto paghi. Personalmente posso perdonargli tante cose (anche l'allontanamento di Marotta, anche la lite con Antonio Conte, anche  l'aver lasciato briglie troppo allentate a Paratici, anche non aver preteso Haaland) ma mai gli perdonerò l'arrivo in società di Maurizio Arrivabene. Uno che aveva fallito in Ferrari e che peggio ha fatto alla Juventus. Ha raccontato Luciano Moggi di averlo sollecitato per un “regista“ che innescasse i movimenti di Vlahovic. Risposta (secondo Moggi): “Ma no, non serve. Ci pensa lui da solo“. Questo  la dice lunga  di cosa fosse diventata la Juventus negli ultimi tempi. Non perdono ad Agnelli l'ad Arrivabene. E non gli perdono di aver chinato il capo per l'arrivo di Arthur, il pizzardone  imposto da Paratici nello scambio con Pianjc. Le cose- quando vanno male- hanno sempre una casualità pregressa.

La Juventus non è precipitata per la stagione di Pirlo, per il ritorno di Allegri,  per alcuni scellerati acquisti, per le plusvalenze allegre, per la  cattiveria  di una giustizia sportiva pilotata dal Palazzo, esasperato  per la tirannia di una società che se non fosse stata  decapitata (come nel 2006 con Calciopoli)  forse un  Bellingham lo prendeva lei, forse Vicario non lo avrebbe fatto andare all'estero. Forse avrebbe offerto al Milan una soluzione per Tonali. Forse priva  (dall'addio di Pirlo)  di un regista, si sarebbe mossa per tempo per Gundogan (finito al Barcellona ). E forse Brozovic  lo avrebbe, da tempo, contattato. Le competenze non si inventano.

Un esempio: Luciano Moggi uno come Acerbi non lo avrebbe lasciato finire all'Inter. Ma Moggi era bravo, era competente. Non è che anche Moggi non sbagliasse: solo chi  non lavora non sbaglia. Ma Moggi sapeva  immaginare il futuro. Cosa che l'attuale Juventus proprio non riesce a fare. Sei finita sotto scopa? Devi resettare. Dotarti di un allenatore che vesta  Armani, non Caraceni. Devi credere nei tuoi giovani. E devi dirlo subito che Weah è stata una opportunità. Ma  che nella Juve che verrà sarà una  alternativa, una riserva.  Se ti chiami Juventus non puoi ripartire con un Weah titolare: con tutto il  rispetto per il giocatore. Anche se ci sta provando, Elkann non potrà  mai cancellare Andrea Agnelli.

Che forse si è reso responsabile di millanta cose sbagliate. Ma se poi il Tar gli darà ragione, cosa farà Elkann? Ve lo dico io: se il Tar darà ragione ad Agnelli, Elkann è destinato a fare una figura di emme.  Agnelli in ogni caso è  stato  e resterà la Storia. Quello che Elkann non è. E non sarà.  Elkann resterà per  sempre quello che ha "patteggiato“. Per il bene della Juventus? Mettiamo lo abbia fatto per il bene della società. Questo non gli toglierà mai di dosso  quel poncho  lercio e impolverato rappresentato dal patteggiamento. Roba da Tuco: almeno quello del Biondo era pulito.  Non gli toglierà  il tanfo dell'essersi piegato a Ceferin e a Gravina. A loro e a Chinè. Io sto indagando su Chinè. Ovviamente in modo giornalistico. Non ho le risorse economiche e neppure gli strumenti per indagini di altro tipo. Che comunque sarebbero illegali. E visto che non ho amici nei servizi segreti e neppure nelle procure, dovrò accontentarmi di quello che  troverò. Ma  da una base sono già partito: la procura di Latina. Vedremo in seguito. Magari realizzerò un flop. Ma non è detto. Io sono  testardo. Se ho una pista non la mollo. Così come le convinzioni. Non le abbandono, facilmente .

Da quanti anni vi sto dicendo che Gravina è il male assoluto del calcio italiano? Beh: dopo aver fallito  (e per la seconda volta di fila, anche se la prima era targata Tavecchio) il mondiale, ora anche l'Under  inopinatamente battuta dalla Norvegia  agli Europei, ha perso la possibilità  di qualificarsi per le andare Olimpiadi.  E' evidente che il calcio italiano è gravemente ammalato.  E che Gravina sta collezionando in disastro dietro l'altro. E che le tre finali (perse) continentali sono state fumo negli occhi. Eventi casuali ed eccezionali  realizzati da club zeppi di stranieri. Il calcio italiano è ammalato ed è diventato scarso.  Poco appetibile: le televisioni non pagano un copeco per trasmetterlo nonostante i malati sogni di gloria della Lega. Avidi ed idioti i presidenti: ora riparlano di una televisione della Lega. Ma non si vergognano? Da dieci anni ne parlano, i buffoni. 

I procuratori  poi, sono come il dantesco conte Ugolino: la loro fame è insaziabile. Sono diventati cannibali, capaci di ogni mostruosità  in nome del profitto. Mancano le competenze. Al  settore giovanile  serve gente in grado di dare una scossa al movimento, non “amici degli amici“ . Gli amici di Gravina sono tuttavia  un male collaterale. Il vero virus è lui: Gabriele Gravina. La cui  spropositata ambizione  ha portato il calcio italiano in fondo al baratro. Però sarebbe riduttivo pensare che  Gravina abbia fatto tutto da solo. Molteplici i suoi complici .Che  si annidano fino all'attico del Palazzo.  La mia chiamata di correo è per il presidente del Coni Malagò e per il ministro dello Sport, Abodi. Che oggi è un uomo espresso dal centrodestra. Ma in precedenza  quel ruolo era stato ricoperto da uomini dell' attuale opposizione.

Conosco “Sugheri“ che  da decenni galleggiano in  ogni situazione:  impuniti e inaffondabili. Volete che il calcio italiano abbia una speranza? Non sperate nella buona sorte, nell'emiro di turno, nello stellone italico, nel campione  alla Gigi Riva o alla Paolo Rossi che in modo taumaturgico risolva i problemi. Se ancora credete nel calcio italiano, muovete il culo: andate in piazza a protestare. Inondate di lettere e mail  di protesta le redazioni dei giornali delle radio e delle tv. Mandate in tilt la posta elettronica del  Ministero dello Sport, del Coni e ovviamente quello (che certamente avrà mille protezioni) della Figc. Non sperate che Gravina alzi un ciglio. Se il popolo ha fame, la sua risposta sarà  di  “sfamarlo a brioches“.

Gravina  dopo aver ottenuto la poltrona di vicepresidente in Uefa si sente un intoccabile,  all'interno di un sinedrio dove  non si pensa al bene collettivo ma  con coltelli e  veleni si eliminano gli inimici.  Sembra di stare in Vaticano ai tempi di  Papa Borgia. Se volete ancora il “vostro“ calcio (che è vostro, non del Palazzo ), fatevi sentire . E scrivete a Giorgia Meloni . Che ha mille cazzi dei  quali  occuparsi in questo momento delicato per il  Paese. Ma ;che ha il dovere (do-ve-re) si occuparsi anche del calcio: Abodi non basta. Altrimenti Cellino (dopo le rivelazioni a “Report“)  non sarebbe  a piede libero.  Consigli Meloni ad Abodi meno “fissante“  per i capelli e più decisioni. Il calcio , lo avesse dimenticato  il signor presidente del consiglio,  resta un  veicolo basilare  del consenso. E visto che a mesi ci sono le elezioni europee, presentarsi con la testa di Gravina infilzata su una picca  potrebbe essere una mossa vincente.  Ma guarda se un liberale (quale io sono)  deve a mettersi a fare il rivoluzionario, consigliando di assaltare la Bastiglia Federale. Purtroppo Gravina fa questo effetto:  rende peggiori. 

Gravina, out.  Se siete con me, fatemelo sapere. Proviamo a scollarlo dalla sua poltrona. Pare che persino in  Sicilia i Gattopardi si siano estinti. Vivono e prosperano ancora a Roma. Per ora.