L'IMBOSCATA - Da Pogba a Fagioli: serve giro di vite. Cosa rischia la Juve? Nulla. Plusvalenze, la Procura ha smesso di indagare? Abodi non vede e non sente. 100 anni di Agnelli, i grandi assenti. Nuove voci di mercato e la linea di Elkann...

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
13.10.2023 16:03 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Da Pogba a Fagioli: serve giro di vite. Cosa rischia la Juve? Nulla. Plusvalenze, la Procura ha smesso di indagare? Abodi non vede e non sente. 100 anni di Agnelli, i grandi assenti. Nuove voci di mercato e la linea di Elkann...
© foto di Andrea Bosco

di Andrea Bosco 

Mi sarei anche rotto le scatole di sentir dire che “sono ragazzi“. Non mi piace gettare la croce addosso al prossimo. Ma  alla Juventus debbono provvedere ad un giro di vite che faccia passare a tutti la voglia di fare i comodi propri. Dopo la crema proibita usata da Pogba (squalifica più che probabile) ecco la ludopatia di Fagioli,annunciata da tempo da Fabrizio Corona, e alla fine autodenunciata alla procura federale dallo stesso Fagioli. La Juventus non arrischia penalizzazioni. Ma il giocatore (si ipotizzano fino a tre e più anni di squalifica) potrebbe aver buttato nel cesso la sua promettente carriera. Fagioli ha scommesso (non sulle gare della Juve). Un giocatore non può farlo.  E non avrebbe dovuto farlo . Anche qualora, come ha divulgato Corona ,  “avesse alle calcagna, gente serba“.  Sulla Juventus , dopo i guai giudiziari e la squalifica ammollata da Chinè continua  a grandinare. “Fine pena, mai“ ha titolato  “Il Giornale” dove  peraltro il collega che ha vergato l'articolo non è stato tenero con il “passato“ di Madama. Che ovviamente ha le sue colpe. Ma non quella – in questo caso – di non aver vigilato. Se una ragazzina di sette anni, dice a brutto muso al preside della sua scuola: “Non sia azzardi ad aprire il mio zainetto: violerebbe la mia privacy“, come  mai potrebbe farlo una società di calcio, senza violarla, nei confronti di un suo calciatore? 

Questo non toglie che un codice di comportamento dovrebbe  essere sottoscritto dai tesserati della Juventus. E che ogni violazione del medesimo, dovrebbe comportare multe salate, fino alla rescissione del contratto.  Corona aveva annunciato nuove rivelazioni . E il sito “Dillinger News“ ha  fatto altri due nomi:  Tonali e Zaniolo . Annunciando “audio“ compromettenti.  Morale: Corona convocato in procura. Tonali e Zaniolo fatti sloggiare da Coverciano e rispediti ai propri rispettivi club.  Se Corona, fa il mestiere (o qualche cosa di simile) che  dovrebbero fare i giornalisti,  qualche cosa non funziona.  Perché da tempo, giravano voci su calciatori che si concedevano scommesse. Ma nessun medium ne ha mai parlato. Ne ha parlato Fabrizio Corona.  E qui una riflessione andrebbe aperta. Direi con una certa urgenza. In ogni caso: la Procura  Federale si occupa della parte sportiva. Di quella penale di occupa la Procura di Torino. E la sua indagine non è  concentrata su Fagioli. La sua indagine è ampia e sta squarciando scenari che una fonte (che  ha chiesto l'anonimato) ha definito “inimmaginabili“ . 

Quindi, Juventus a parte, “colpevole a prescindere“, secondo le innumerevoli mosche cocchiere che popolano la penisola, si ipotizza una nuova mazzata per il calcio italiano. E ha voglia il buon Gravina ad ottenere gli Europei (in socia con la Turchia  e senza spiegare, peraltro,  come saranno messi a regime gli stadi indispensabili per partecipare). Prima dovrà fare un'opera di credibile pulizia. Per esempio andando a fondo sulle plusvalenze “degli altri“ e sulle quali, la Procura Federale (ottenuto lo scalpo più prestigioso)  sembra aver smesso di indagare. Per esempio liberandosi di agenti e manutengoli non qualificati che “grassano” sul mondo del calcio, in un sistema ormai fuori controllo. Per esempio imponendo un salary cup ai club.

Per esempio vietando di spendere (sempre ai club) più di quanto incassino . Per esempio chiudendo all'abitudine dei prestiti “con diritto o obbligo di riscatto“ che favoriscono pastrocchi e a volte, pratiche illecite. Insomma: quelle riforme sempre annunciate  e mai realizzate. E ho omesso la necessità di  ridurre il numero delle partecipanti al campionato di serie A. E ho omesso la necessità di riformare la giustizia sportiva. Che deve essere celere, ma giusta.  Evitando di favorire “gli amici degli amici“ e  magari penalizzando gli “inimici“ del Palazzo.

La riforma della giustizia sportiva è imprescindibile. Perché oggi quella supposta “giustizia“ non offre garanzie. Sapete come è finita l'indagine sulle dichiarazioni proterve di Cellino a “Report“, nelle quali spiegava di aver bruciato (come vicepresidente della Lega) ai tempi di Calciopoli  i faldoni di otto società di serie A, prima che arrivasse la Finanza a a verificare? Nel nulla: archiviata per sopraggiunta prescrizione  dei fatti. Come si fa ad avere fiducia nella giustizia sportiva? Come si fa ad avere fiducia nel governo? Sulla vicenda,  il pettinatissimo ministro dello sport Abodi, non ha mai detto una sillaba. Un vero ministro avrebbe attivato una commissione d'inchiesta. Zero assoluto. Abodi non sente, non vede e quando parla lo fa per dire “ovvietà“ .    Riforme . Chiamasi “riforma“  una modificazione, una revisione, una trasformazione. Quella di Lutero fu una Riforma. Quelle di Gravina sono pannicelli caldi . Non “trasformano“ .  Mantengono l'esistente. Come piace ai gattopardi . In ogni caso, auguri . Se non sarà un tornado, sarà una tempesta. E non sarà in un “ bicchiere d'acqua “ . 

Cento anni di Juventus targata Agnelli, oggi Elkann. Cento anni di cadute e di risalite. Cento anni di amore, gloria, successi. Ma anche di cocenti delusioni.  Cento anni di giornate  spesso esaltanti ma a volte terribilmente tragiche.  Erano molte le “leggende“, presenti a Torino nel giorno della celebrazione di una comunità e di una dinastia. Non c'erano quelli che contribuirono al Quinquennio: Borel, Cesarini,  Combi,  Ferrari, Monti, Orsi, Rosetta. Non c'erano quelli degli anni Cinquanta, gli Hansen, i Martino, i Piccinini,  i Praest,  Non c'erano quelli che portarono la prima stella:  Boniperti, Charles, Colombo, Emoli, Stacchini,  Omar Sivori, ovviamente .

Non c'erano i  Castano, i Del Sol, i Salvadore che  con la Juve “operaia“ di Heriberto Herrera, conquistarono il più incredibile degli scudetti.  C'erano nel cuore della torcida, Fortunato, Scirea, Vialli e quei morti mai dimenticati dell'Heysel. C'era Alex Del Piero, che ha fatto comprendere a John Elkann - se mai ce fosse ancora bisogno, chi il popolo bianconero, vuole sulla tolda della nave. C'era Zizou Zidane rimasto nel cuore dei tifosi. C'era Michel Platini che da tempo è diventato  “uno di famiglia“ .

C'era Antonio Conte che di quella famiglia farà (persino suo malgrado) sempre parte . C'era Lippi . C'era Juliano che la torcida ama,  anche per quel controverso intervento su Ronaldo il Fenomeno. Non c'era Cr7. Ma altri ,che avrebbero dovuto esserci , sono mancati alla festa.  Peccato non vedere Bettega, Causio, Tardelli.  Nedved. Peccato non vedere (“tempus fugit“)  Trapattoni e Zoff. Da amante del calcio dico: peccato non aver visto Roby Baggio.  Da “storico“ della Juventus dico: peccato non aver visto Giraudo e Moggi. La  Juventus che vinse tutto, anche l'Intercontinentale , era la “ loro “ Juventus . Peccato non aver visto Deschamp che traghettò la Juventus dalla serie B, nuovamente alla serie A dopo Calciopoli. Peccato (da suo vecchio amico) non aver visto Domenico Marocchino che avrebbe potuto essere (se lo avesse voluto e avesse ascoltato Trapattoni) una grande ala. Peccato non aver visto Andrea Agnelli, l'uomo dei 9 scudetti di fila: il presidente tifoso che il troppo amore ha portato a commettere qualche errore. Non credo sia stato vietato ad Andrea Agnelli di presenziare. Credo che con intelligenza, abbia voluto evitare di diventare  inevitabilmente lui. “l'evento“. La sua presenza avrebbe ridimensionato ( con stuoli di giornalisti alle calcagna)  la festa . 

John Elkann ha detto parole importanti. Parole  che sembrano assicurare il futuro della Juventus. I tifosi, tuttavia, dovranno interpretarle. La Juventus aspira a tornare vincente, come è sempre stata. Ma la “mission“ non sarà più quella di prendere i migliori per farlo . Quanto di costruirseli in casa i campioni, con lungimiranza e  pazienza. Giuntoli è arrivato per fare questo. La linea sarà quella di azzerare il passivo di bilancio e di tenere i  conti in ordine. Tradotto: incasso dieci e al massimo spendo 8/9. Non di più.  Da Barrenchea a Soulè, ci sono giovani interessanti che possono  tornare a Torino formati. Altri la Juventus li ha in casa. Sperando non commettano sciocchezze. Girano voci di mercato per gennaio: molti nomi di centrocampisti, dando per scontato che Pogba e Fagioli verranno squalificati. E di almeno un esterno: Berardi, se il Sassuolo abbasserà le pretese? Bernardeschi, cavallo di ritorno? Sancho se lo United dovesse disporsi ad un prestito e  a pagare parte del suo oneroso ingaggio?  Vedremo. L'importante sarebbe che Chiesa non fosse azzardato in Nazionale se non completamente guarito. Allegri, oggi, ha gli uomini contati.  Il prossimo step si chiama Milan, che guida la classifica . A Milano la Juventus ha una tradizione non  penalizzante. Regalerà Allegri ad Yldiz più dei pochi minuti finora concessi?  Sovente i ragazzini fanno per dirla alla bolognese “i bambini con i baffi“ . Il vecchio appassionato non ha dimenticato gli esordi di Del Piero e di Nanu Galderisi.  

Con la postura da Marchese del Grillo (che gli è  conosciuta) il sindaco di Milano Beppe Sala , ha annunciato che ricorrerà contro il vincolo della  sopraintendenza sul Meazza. Perché  a suo parere“ è ingiusto, genera un danno economico a Milano e ai milanesi. E la cosa verrà segnalata alla corte dei conti“.  Inoltre Sala ha dato un “ultimatum” di quattro mesi a Inter e Milan per la vicenda stadio. Quelli hanno già spiegato che se ne andranno, uno a San Donato e l'altro a Rozzano, ma Sala manda “ultimatum“. Sala lo sa che Inter e Milan vogliono uno stadio “loro“.  Non vogliono più “condividere“ . Avrebbero accettato di farlo solo se l' investimento  immobiliare collaterale al nuovo stadio avesse avuto una  convenienza in termini di “ rientro “. Ma per farlo, il nuovo stadio, sarebbe necessario abbattere il Meazza. Vale a dire abbattere la “storia“. 

La verità è che Sala , sulla vicenda stadio (dopo millanta convegni, rinvii, proposte e contro proposte ) è alla canna del gas: se Inter e Milan se ne andranno, il Meazza (che attualmente le due società affittano) resterà nel bilancio del Comune di Milano. Che  non saprebbe come utilizzarlo. Concerti? I residenti da tempo agiscono con le carte bollate, esasperati dal numero eccessivo delle manifestazioni canore concesse  . Altre attività  Bisognerebbe ristrutturarlo  lo stadio. E il comune di Milano non ha le risorse per farlo.  Quelle che ha  le usa per il progetto green  e per le piste ciclabili più  kafkiane del pianeta. E allora Sala,  cosa si inventa per  tentare di dissuadere la “fuga“ dei club?

Fa sapere che a Rozzano come a San Donato  numerose sarebbero le difficoltà organizzative. A partire dalla scarsità dei  vigili che le due amministrazioni (“a differenza-dice Sala – di quella meneghina“) potrebbero  mettere in campo. Qui Sala smette i panni del Marchese immortalato da Alberto Sordi e indossa quelli del burattino di Collodi Di vigili in strada a Milano non ce ne sono .. Anzi no : ci sono , in gran numero , gli “accertatori“ delle multe . Quelli ci sono e fanno “ cassa “.  La maggior parte dei vigili milanesi sta negli uffici. Da anni Giangiacomo Schiavi, sul “Corriere della Sera“ edizione milanese, denuncia la mancanza di “ghisa“  in strada. I vigili non ci sono. Per mancato turnover , per la creazione di  troppi “nuclei“, per  l'inadeguata sicurezza del corpo, esposto  a qualsiasi violenza, impedito persino a difendersi da leggi tanto permissive , quanto assurde .  Non lo dico io. Lo ha spiegato con una lettera (alla quale Schiavi ha giustamente concesso l'anonimato) un vigile “deluso“. Che si è protetto, omettendo il suo nome, dalle eventuali ritorsioni del suo comandante. Ma soprattutto da quelle di un sindaco,  allergico alle critiche.