Gli eroi in bianconero: Piero MAGNI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
21.03.2017 10:30 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Piero MAGNI

Negli anni Settanta, l’Olanda “totale” di Cruijff fece capire al mondo intero che il calcio moderno doveva in larga misura prescindere dai ruoli tradizionali. Difensori che attaccavano, attaccanti che retrocedevano per difendere e impostare ed anche un portiere che, all’occorrenza, sapeva uscire dai pali nelle vesti di libero aggiunto. Un’innovazione futuristica che aveva portato all’Ajax (vincitore di ben tre edizioni consecutive della Coppa dei Campioni) il tecnico rumeno Stefan Kovács, uno studioso di calcio che fece le fortune dell’Olanda calcistica. La storia della Juventus annovera, comunque, un protagonista che è sicuramente stato il primo grande jolly del calcio. Si tratta di Piero Magni che, senza raggiungere la notorietà di tanti altri affermati campioni, rappresenta tuttavia un caso emblematico, in materia di duttilità. In bianconero, dove giocò immediatamente prima e immediatamente dopo il secondo conflitto mondiale, Magni indossò dieci maglie su undici! Un ruolino assolutamente atipico soprattutto quando si pensa che nel periodo in questione, al contrario di quanto accade oggi, il numero portato sulla schiena contrassegnava, con precisione, il ruolo ricoperto.
Nato a Varese, il 20 marzo 1919, Magni si mise in luce nella squadra della sua città, che allora militava in Serie C, nel ruolo di mezzala. A vent’anni era uno dei più promettenti attaccanti italiani. Se lo accaparrò il Liguria nell’estate del 1940, proprio quando il nostro paese era trascinato nella seconda Guerra Mondiale. La compagine genovese, che militava nella serie cadetta, alla fine della stagione 1940-41 otteneva la promozione alla Serie A. Il campionato 1941-42 si aprì, per la compagine genovese neopromossa, con una trasferta a Torino contro i granata. Sul campo di via Filadelfia, il 16 ottobre 1941, Magni cominciò la sua (allora inconscia) scalata al record indossando la maglia numero otto. L’esordio nella massima divisione non fu fortunato per il ragazzo varesino. Non solo perché il Liguria fu sconfitto per 3-2, ma anche perché, al 23° minuto della ripresa, Piero dovette abbandonare il campo, vittima di un infortunio.
Per tutta la stagione l’aspirante superjolly rimase fedele al ruolo di interno destro, tranne la solita eccezione che conferma la regola e che gli permise di compiere il secondo passo verso il raggiungimento del primato. Alla ventunesima giornata, il 22 marzo 1942, in occasione dell’incontro casalingo con il Modena fu schierato centravanti. E in quella partita (vinta per 2-1) Magni riuscì a mettere a segno il primo e unico goal di quel campionato. Lo incassò Sentimenti IV che difendeva, in quella stagione, la porta della compagine emiliana e che, con Piero, doveva ritrovarsi l’anno dopo sotto la stessa bandiera juventina.
Fu all’undicesima giornata del campionato 1942-43 che Magni si trovò a disputare una partita di campionato nell’inusitato (per lui) ruolo di portiere. Come andò lo racconta Sentimenti IV: «In quell’anno io ero militare a Modena, in artiglieria. Eravamo in piena guerra e, di tanto in tanto, per esigenze di carattere bellico restavamo consegnati in caserma, senza ottenere il sospirato permesso per potere, la domenica, adempiere ai nostri obblighi di calciatori. Il 13 dicembre 1942 il calendario assegnava alla Juventus la trasferta di Trieste. Io ero abituato a raggiungere i compagni direttamente dalla caserma di Modena senza passare per Torino, anche perché le autorità militari il “via” me lo davano nel tempo strettamente utile per prendere un treno e recarmi nella città dove doveva giocare la Juventus. Quella settimana, però, proprio quando ero già in procinto di partire per Trieste furono sospesi i permessi. Non mi restò che spedire un telegramma per avvertire la società. Se non che, il dispaccio alla sede juventina fu recapitato quando la partita era già stata giocata».
Mentre Cochi dormiva fra due guanciali, convinto che la Juventus fosse ricorsa per la sua sostituzione a Perucchetti, la comitiva bianconera partiva per Trieste senza portiere, altrettanto convinta di trovare Sentimenti IV puntuale all’appuntamento nella città giuliana. Fu così che, a causa del disservizio postale, la Juventus dovette presentare al Valmaura un portiere improvvisato. Appunto Piero Magni che non se la cavò neppure tanto male. La partita si concluse in parità. Per i bianconeri segnò Sentimenti III; Tosolini pareggiò, battendo l’insolito guardiano juventino.
«La squadra della Juventus è arrivata allo stadio in tram – si legge su "La Stampa" del 14 dicembre 1942 – in tanti tram, successivi, con i giocatori sparsi un po’ dappertutto, ed è arrivata alle 14:50. Subito Rosetta annunciò, imbronciato, la grossa novità: il portiere Sentimenti IV, che compie il servizio militare a Modena, non aveva potuto raggiungere i compagni, né un telegramma urgentissimo era arrivato a far accorrere Perucchetti. La Juventus senza portiere dunque? Pressapoco; fra i pali stava infatti per collocarsi Magni, il mezzo-sinistro acquistato dal Liguria, il quale avrebbe dovuto ieri sostituire Ventimiglia all’ala sinistra. Invece Ventimiglia fu riconfermato in fretta e furia e Magni spese la mattinata nella ricerca di maglione, berretto, guanti e ginocchiere, sempre sperando in un arrivo in estremis di Sentimenti. Ma alle 14:56 i bianconeri si schierarono sul rettangolo e Magni era in porta con un grosso fardello di responsabilità e un certo panico. […]  Al 21’ il pareggio è realtà: Tosolini a Ferrari, Ferrari a Tosolini e saettante tiro rasoterra di quest’ultimo da una ventina di metri. Magni dovrebbe tuffarsi; invece allunga il piede destro e la palla carambola fra il piede e il palo entrando poscia in rete. Tiro forte, preciso, di pochi centimetri entro il bersaglio: forse neppure un volo a dita allungate lo avrebbe neutralizzato».
La domenica successiva nella partita casalinga con il Genoa, vinta per 3-2, da portiere Magni passava all’ala sinistra giungendo a quota quattro in fatto di posti occupati. Con la maglia numero undici proseguiva il campionato compiendo comunque un paio di eccezioni. Quanto bastava, tuttavia, per debuttare il 7 marzo 1943 (Juventus-Bari 5-0) con il numero dieci.
Quando, finita la guerra, riprese l’attività calcistica su scala nazionale, Piero Magni consolidò la sua fama di uomo dovunque. Nel 1946-47, ruotando in sei ruoli diversi, indossò per la prima volta altre tre nuove maglie. Quella numero quattro, il 28 ottobre 1945, alla terza giornata a Torino contro il Modena (1-0); quella numero sette, alla quinta il 18 novembre a San Siro contro l’Inter (2-2); quella numero due, alla ventiseiesima il 14 aprile 1946 a Vicenza (2-1). Nel 1947-48 il nostro passò ancora attraverso una mezza dozzina di ruoli, di cui due erano per lui ancora vergini. Nell’undicesima giornata (8 dicembre 1946: Bologna-Juventus 0-0) fu impiegato mediano sinistro; nella ventiquattresima (16 marzo 1947: Torino Juventus 1-0) occupò il posto di terzino sinistro.
Erano oramai dieci i ruoli che Magni era riuscito a occupare. Ne restava uno solo, quello di centromediano. Piero dovette aspettare quasi tre anni prima di completare l’inseguimento alla maglia numero cinque, quella che gli avrebbe permesso di fregiarsi del titolo di super jolly.
Nel 1948-49, passato alla Lucchese, pur continuando a essere utilizzato in ogni reparto, gli toccò di restare a bocca asciutta. L’anno successivo, fu trasferito al Genoa che nel posto proibito aveva un fior di giocatore, Cattani, che non saltava mai una partita. Alla ventisettesima giornata, però, il titolare dovette dare forfait e Magni riuscì, finalmente, a indossare quella famosa maglia che ancora mancava alla sua collezione. A Torino in Via Filadelfia aveva cominciato la scalata al primato, a Torino allo stadio Comunale doveva concluderla proprio contro la Juventus, che ai rossoblu inflisse una severa lezione: 6-1!
L’avversario diretto di Magni, quel giorno, era Giampiero Boniperti che, però, riuscì a segnare soltanto quando Piero, dopo il terzo goal, aveva cambiato posto dando l’incarico di controllare il futuro presidente bianconero a Castelli.