A bocca asciutta

02.09.2014 17:15 di Nicola Iuzzolino   vedi letture
A bocca asciutta
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Alla fine è andata così. Come ogni sessione estiva, come ogni sessione invernale. Tra le voci dei tifosi che sperano, sognano o magari fingono di non crederci, gli scettici che tagliano le gambe ad ogni fantasticheria e i giornali che alimentano le illusioni di gente che ha bisogno di concretezza, non più parole vane. È andata di nuovo così. Come da 5 anni a questa parte. Niente più investimenti costosi, niente più intraprendenza sul mercato. Siamo nell'epoca calcistica (italiana) dell'autofinanziamento ossessivo, dei bilanci perfetti e dei parametri zero. Per comprare, non bisogna avere denaro; bisogna vendere. Le entrate ottenute nel corso della stagione, servono a dare manforte al già citato bilancio. Null'altro. Ma quanto ha speso la Juventus per questa campagna acquisti? 40,5 milioni circa. Un cifra che può salire ai 60 milioni nella stagione successiva, qualora vengano esercitati i diritti di riscatto. Una somma sì non misera, ma nemmeno così esorbitante. Soprattutto se andiamo a vedere l'incasso di 31 milioni che la società di Corso Galileo Ferraris ha ottenuto con le cessioni. Una minusvalenza che ora conta 9 milioni, mentre l'anno prossimo potrebbe salire a 29. Naturalmente, calcolando solo gli introiti delle entrate e quelli delle uscite. Sembrerà ripetitivo, ma i dindini degli "altri" proventi devono per forza rimanere immacolati? È davvero così dispendioso consumare parte di quei ricavi per acquistare uno o due giocatori in grado di riconsegnarti quanto speso sotto forma di trofei, magliette e marketing? È vero, l'operazione più importante sarebbe stata quella di tenere duro alle offerte delle big d'Europa per i gioielli preziosi. Ma riuscire a fare entrambe le cose, resistere e comprare, è veramente tanto complicato? Lo fanno tutte le regine dei campionati esteri. Tutte.

D'accordo, Agnelli non è Mansour, Al-Khelaïfi o Abramovič. Non dispone di quei fondi per salire sulla giostra del mercato iper pompato. Però è sempre il presidente della Juventus. Qualcosa ci sarà, messo da parte, per fare un benedetto colpo ad effetto. O il salvadanaio deve rimanere fermo sullo scaffale, a prendere la polvere, in attesa di scoppiare da solo? Diciamoci le cose come stanno. Il punto è un altro. Dopo le ultime tre stagioni vittoriose, prolifiche e ricche di colpi low cost, la dirigenza non concepisce l'idea di spendere montagne di quattrini per uno o due giocatori. Perché farlo, quando con 11 milioni (circa) ti sei costruito il centrocampo dei sogni? Pogba a zero, Pirlo a zero, Marchisio a zero. Perché farlo, quando per la cifra irrisoria di 9 milioni ti sei accaparrato un certo Carlos Tevez e per il nulla (zero anche lui, come gli altri) Llorente? Perché farlo, quando alla prima di campionato pregusti già il nuovo colpo "alla Marotta" con il giovane Coman che incanta e delizia quasi fosse un veterano? Qui sta il problema di tutto. Perché dovrebbero comprare, spendendo, quando si può raccattare talenti a gratis o quasi? Perché.. Perché spesso la fortuna e l'investimento per il futuro non bastano per costruire una squadra di livello. Perché a volte occorrono giocatori già maturi e vaccinati, per provare a vincere qualcosa fuori dai confini. Però nessuno glielo riesce a far capire. Sì, molto belle ed esemplari le storie di Atletico Madrid e Borussia Dortmund. Ma noi, fino a prova contraria, in finale di Coppa Campioni non ci siamo ancora arrivati. E come in ogni altra dannata sessione di mercato, ci ritroviamo a conti fatti con la bocca asciutta e più amara di prima. Dopo aver creduto che "magari questa volta" qualcosa sarebbe cambiato. Ingenuamente.