Dateci sempre Webb, o cambiate la vostra testa

21.03.2014 15:30 di  Sandro Scarpa  Twitter:    vedi letture
Dateci sempre Webb, o cambiate la vostra testa
TuttoJuve.com
© foto di Federico De Luca

Per i media italiani ieri, in Fiorentina-Juventus, c'è stato un vincitore assoluto.Non Pirlo, non Conte, non la Juve ancora una volta unica italiana in corsa a Marzo.

Il vincitore è Howard Webb, inglese, miglior fischietto mondiale 2011 e 2013, pur non avendo diretto nessuna finale FIFA o UEFA dagli ultimi Mondiali in Sudafrica. Fin dalla sua nomina, i media hanno accolto Webb come la migliore delle garanzie, l'unico arbitro (forse) in grado di conferire alla gara quell'imparzialità doverosa. Soprattutto in una gara in cui c'è la Juve, questa l'allusione nemmeno tanto velata.

Addirittura nelle fasi di riscaldamento, agli occhi dei cronisti tv, Webb appariva già autoritario e volitivo, quasi “lombrosianamente” l’uomo giusto a dissipare i soliti dubbi pro-Juve. Anche per i 40mila caldissimi tifosi viola l'arbitro inglese, che sorvola su alcuni contrasti al limite, non è un "venduto", uno di quelli che incitano al classico coretto "Ladri Ladri!".

L'apoteosi della venerazione (a denti stretti) per Webb arriva poi al fischio decisivo. Rodriguez commette un evidente fallo da giallo: espulsione, punizione e gol di Pirlo. Agli occhi di un osservatore avvezzo a fischi delicati in ambito italiano sono evidenti alcune anomalie:

- Rodriguez non protesta,
- Webb non viene accerchiato,
- Gli uomini in barriera, al richiamo dell'arbitro, indietreggiano,
- I tifosi non rumoreggiano.

Per godere dell’effetto straniante della sequenza basta rivedere la stessa successione dei fatti al fischio di Mazzoleni per la punizione di Pirlo in Genoa-Juventus:

- Sturaro protesta veementemente dopo aver atterrato Quagliarella,
- Mazzoleni viene accerchiato da metà dei calciatori del Genoa,
- I genoani in barriera non accennano ad indietreggiare, anzi avanzano compatti,
- Marassi ruggisce contro l’arbitro.

Infine, ieri commentatori e moviolisti non hanno insinuato dubbi, non parlano di fischio che decide le sorti dell'incontro. Domenica al contrario, nonostante evidenti torti alla Juve, i cronisti hanno posto dubbi sul fallo di Sturaro e i rossoblu hanno parlato di scivolone di Quagliarella.

Ancor più anomala la reazione dei cronisti nei minuti finali: giallo a Neto per proteste e a Tevez, reo di un contatto col portiere. Anche qui complimenti vivissimi al fischietto inglese, alla gestualità, all’autorità indiscutibile e alle scelte inopinabili. Da ieri sera su web e quotidiani, si loda ancora Webb, si parla finalmente di calcio, di talento, perfino di crisi della Serie A in Europa, Juve a parte. Dirigenti e calciatori viola sono comunque contenti di aver lottato alla pari e qualche opinionista invita Nicchi a rivedere l'impeccabile direzione di Webb e ispirarsi al fischietto anglosassone.

Che Webb sia bravo è fuori di dubbio. Che lo sia, ad esempio, anche Rizzoli, che ha diretto l’ultima finale Champions League, è, o dovrebbe essere, altrettanto fuori di dubbio.

E invece, conosciamo bene le campagne giornalistiche di caccia all’arbitro, guarda caso ogni qual volta la Juve è al vertice. I titoloni di “vergogna”, l’ostracismo preventivo (“Non mandate Rizzoli”), il “non prendeteci in giro” a giornate alterne, fino alle classiche urla belluine di campionato falsato, con l’escalation tipica da “sudditanza psicologica” a “cortei di protesta”, fino ad “interrogazione parlamentare”.

E’ evidente che in Italia non ci sia solo una cultura del sospetto, ma una vera e propria fabbrica del fango che sminuisce i valori sul campo, la forza di una squadra, l’organizzazione societaria e limita il pianeta calcio e i risultati di anni di programmazione ad un paio di centimetri da tracciare con righelli virtuali improvvisati.

Quando ad arbitrare è uno “straniero”, così come ad allenare o comprare una società di calcio, i media italiani si prostrano con profluvio di inchini: quanto è bravo Webb, quanto è simpatico Mourinho che manda a quel paese tutti, quanto è europeo Benitez, quanto è signore Thohir che ci offre l’aranciata!

Rizzoli invece è bravo solo se un big match finisce con un rotondo 3-0 (Juve-Roma) o se la squadra danneggiata non protesta (la Juve dopo il rigore di ascella di Isla).

Attenzione.

In realtà lo “straniero” è ottimo –a denti stretti- solo se non favorisce la Juve o non danneggia altre italiane. Per questo ricordiamo fiori di fischietti massacrati dalla stampa italiana per errori contro la stessa Fiorentina (vs Bayern) o il Milan (vs Barca) e non ricordiamo alcuna critica a Proenca, il portoghese che decise di giocare Galatasaray-Juve su un campo arato.

Altrimenti l’obiettivo resta quello di distorcere, strumentalizzare, omettere e raccontare in modo monotematico un universo fatto di ambiguità, di sviste clamorose, di furti, di cattivi e potenti che rubano, sempre e comunque.

Questo apparato che utilizza metodi scientifici anche se su un substrato di cialtroneria grossolana, si nutre in modo onnivoro sia delle discutibili ultime motivazioni del processo Calciopoli (dove un rosso per un pugno rifilato da Jankulowsky diventa prova provata di influenza del Sistema Moggi), sia di episodi extra-campo, come calendari, prove tv, curve chiuse, sponsorship FIAT-FIGC.

La conseguenza è stata la costruzione di un sistema calcio scadente, fazioso, involuto, condizionato, mal raccontato, terribilmente arretrato e autoreferenziale. Un sistema in cui ci si meraviglia se il brutto Napoli di questo periodo, graziato spesso (Sassuolo, Torino) da qualche svista arbitrale, poi viene estromesso dall’Europa, e lo stesso Benitez viene esaltato o sepolto a mesi alterni. Il sistema in cui si esaltano metodi e tecniche di Seedorf ancora prima dell’esordio ufficiale e poi lo si attacca come unico responsabile di fallimenti.

E’ il sistema in cui l’improbabile bufala di un coro anti-juve dei tifosi United monopolizza l’attenzione, in cui si consente di cianciare di “aiutini” sia ad un 37enne tra i più rappresentativi calciatori italiani sia a Presidenti dalla fedina penale decisamente opaca.

In questo sistema quindi, ci si è accorti improvvisamente che una Juve composta da titolari può vincere in Europa, e contro un’italiana, anche senza un arbitro italiano e anzi, può farlo proprio grazie alle impeccabili scelte arbitrali del migliore dei fischietti. Per migliorare questo calcio, per il quale la Juve ha ora la responsabilità di modello guida, non servono arbitri europei, ma giornalisti, tifosi e dirigenti dalla mentalità europea.

Media e dirigenti italiani provassero ad imparare dai loro colleghi, che criticano Webb spesso e volentieri, per errori decisivi (commessi anche nella finale mondiale) o hanno più volte chiesto di non essere più diretti da Webb (ad es. i dirigenti Liverpool, che paradossalmente hanno lo stesso sponsor della FA che provvede anche a pagare gli arbitri inglesi).

Critiche e lamentele però durano un’ora, anzi meno, pochi minuti. Poi si parla di calcio, di business, di sviluppo, di spettacolo e di come a vincere sia sempre il migliore e al perdente tocca sempre applaudire. Applaudire, non urlare “Ladri, Ladri”.